🟠 L'isola nel mezzo
Un documentario da Oscar racconta le tensioni tra la Cina e Taiwan, domandandosi cosa potrebbe accadere di qui in avanti
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Questo sarà il weekend degli Oscar ed è il momento perfetto per parlare di un corto che racconta il futuro incerto di Taiwan, quest'anno tra i candidati al premio Oscar per il miglior cortometraggio documentario.
Ne ho approfittato per fare anche una chiacchierata con Eleonora Zocca, giornalista Rai che scrive di Asia orientale e cura Japanica, una newsletter su politica e società in Giappone.
Eleonora è stata a Taiwan un paio di mesi fa, quando si sono tenute le elezioni presidenziali, e ha potuto toccare con mano il complesso puzzle politico e sociale dell’isola.
Cominciamo 🔽
L'isola nel mezzo
Island in Between è un corto diretto dal regista americano-taiwanese S. Leo Chiang ed è ambientato nel piccolo arcipelago rurale di Kinmen, a pochi chilometri dalle coste cinesi.
Dall’orizzonte di Kinmen è possibile vedere a occhio nudo lo skyline della città cinese di Xiamen, nella provincia di Fujian. Le due località, gemelle ma opposte, sono separate da una traversata in traghetto di mezz’ora.
Nel suo documentario, Chiang parte proprio da queste zone per raccontare lo scontro culturale e politico tra la Cina e Taiwan, che va avanti dalla seconda parte del Novecento.
Kinmen fu uno dei principali teatri di combattimento durante la guerra civile cinese, conclusasi nel 1949, tra i comunisti di Mao Tse-tung e i nazionalisti di Chiang Kai-shek.
Quest’ultimo uscì sconfitto e si recò sull’isola di Taiwan, fondando la Repubblica di Cina, in opposizione alla Cina popolare di Mao. Chiang guardava a Taiwan come a un rifugio temporaneo e aveva l’obiettivo di riconquistare la Cina continentale; una riconquista che non gli è mai riuscita.
Nel frattempo però era sorto un nuovo Paese, dove coloro che abitavano l’isola da qualche secolo convivevano con i cinesi “continentali” arrivati con Chiang e il suo esercito.
Oggi, gli spezzoni del corto mostrano il nuovo volto di Taiwan, frutto di un’identità locale sempre più forte e autonoma, e di un modo unico di governare e vivere la politica, con una democrazia viva e partecipata.
L’ansia dopo la repressione cinese degli attivisti pro-democrazia a Hong Kong, l’estensione del servizio militare, l’interruzione delle corse del traghetto tra Kinmen e Xiamen: Island in Between cerca di ricostruire tutte le inquietudini della società taiwanese.
Quella che all’estero è fredda geopolitica, per la popolazione locale è diventata una sfida quotidiana. Abbraccia le attività economiche, la cultura o i legami familiari in Cina.
I diciotto minuti del cortometraggio sono un viaggio alla scoperta di quest’area e della storia personale del regista, che visita Kinmen insieme alla sua famiglia, riscoprendo i luoghi dove l’identità taiwanese ha preso forma nell’ultimo secolo.
La sua vita lo ha portato a stabilirsi per decenni negli Stati Uniti, prima di tornare a Taipei negli ultimi anni e domandarsi quale sarà il futuro dell’isola.
«Mi sembra di avere tre genitori», dice a un certo punto Chiang mostrando i suoi tre passaporti, «Taiwan, Cina e Stati Uniti. Ma soprattutto, sembra che a nessuno dei tre importi di quello che penso io».
Acque bollenti
Con il suo corto, Chiang spera di stimolare una migliore comprensione delle tensioni in corso tra la Cina continentale e Taiwan.
Taiwan è uno Stato aperto sul Mar Cinese Orientale, sull’Oceano Pacifico e sul Mar Cinese Meridionale, separato dal continente mediante lo Stretto di Taiwan. È costituito dall’isola omonima (Formosa) e da alcune minori: le isole Kinmen e Matsu, presso la costa del Fujian, e le isole Pescadores nello Stretto di Taiwan.
Lo stretto fa parte del Mar Cinese Meridionale e mette in comunicazione quest'ultimo con il Mar Cinese Orientale a nord. A est è delimitato dall'isola di Formosa e a ovest dalla costa di Fujian. Ha un'ampiezza massima di circa centottanta chilometri e un'estensione da nord a sud di circa trecentocinquanta chilometri.
La sua posizione geografica è particolarmente rilevante. C'è chi ha definito l’isola come un «pugnale» conficcato davanti alla Cina; allo stesso tempo la sua collocazione potrebbe rendere Formosa particolarmente esposta alle incursioni di Pechino.
A partire dal 1949 in poi, quando si è conclusa la guerra civile cinese, le difficili relazioni con Pechino hanno contraddistinto la storia taiwanese e l’identità della popolazione.
«Rispetto alle elezioni locali, in quelle nazionali la questione identitaria è preponderante», mi spiega Eleonora Zocca raccontandomi l’atmosfera elettorale.
«Le piazze erano piene e partecipate, non potevi non accorgerti delle elezioni in corso. Per strada si incontravano i candidati distrettuali che giravano con bici e megafono, a caccia di voti».
A vincere alla fine è stato il Partito democratico progressista (Dpp), che si è confermato al potere con Lai Ching-te, l'interlocutore meno amato da Pechino e più vicino agli Stati Uniti tra quelli in corsa.
«Mi è capitato di parlare con delle persone che votavano Dpp e ricordo alcune signore molto contrarie alla Cina. “Noi non c'entriamo niente con loro”, mi dicevano».
I rivali nazionalisti del Kuomintang (Kmt) sono schierati invece su posizioni più concilianti con Pechino, sebbene «la loro conferenza stampa mi abbia stupito perché nel complesso non erano troppo distanti dalle idee del Dpp al riguardo. La prima cosa che hanno sottolineato è: “noi non vogliamo riunirci con la Cina”, parlando anche di rafforzamento della difesa», mi spiega Eleonora.
Lo status quo dell’isola, fondato sulla sua autonomia, non è in discussione. La vittoria dei democratici, in ultima analisi, non dovrebbe però favorire la tranquillità tra le due sponde dello stretto.
«Non è solo il Dpp a non voler parlare con la Cina, ma anche Pechino a rifiutare il dialogo. Potrebbe crearsi un gelo totale e le tensioni nello stretto si potrebbero intensificare».
«Gli ultimi anni ci dicono che le relazioni si sono fatte più tese. Il problema è anche che sappiamo molto poco della politica interna cinese, che è comunque alle prese con un momento di crisi a livello economico e demografico», conclude Eleonora.
Le incursioni di navi da ricerca cinesi nelle acque al largo di Taiwan sono aumentate di molto negli ultimi anni e queste dimostrazioni di forza hanno incluso anche sortite aeree.
Dal 2020, il numero di volte in cui gli aerei cinesi hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan è salito alle stelle. La «presenza ormai normalizzata della Cina intorno a Taiwan aumenta il rischio di uno scontro accidentale», ha scritto l’analista Ben Lewis sul New York Times.
Per approfondire:
Island in Between, disponibile su YouTube;
L’articolo di Hong Kong Free Press su Island in Between, con le parole di S. Leo Chiang;
Perché i rapporti tra Cina e Taiwan sono così tesi, sul Council on Foreign Relations.
Un libro 📘
Stefano Pelaggi, L’isola sospesa. Taiwan e gli equilibri del mondo.
Che bello! Grazie mille. A Taiwan sono stata solo una volta, e mi è rimasta nel cuore. Mi salvo il documentario da guardare, così magari lo metto nel mio prossimo Inserto Infodemico (e naturalmente, nel caso ti cito come fonte.)
Sono nuova qui, ma sono contenta di averti trovato!