🟠 Le proteste nell'epoca della loro riproducibilità tecnica
In Georgia si sono riaccese le manifestazioni contro il governo, con l'ombra della Russia che aleggia sul Paese
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Questa settimana ci occupiamo della Georgia, dove negli ultimi giorni sono tornate alla ribalta le manifestazioni contro il governo, a causa di una legge molto discussa e da molti considerata vicina al putinismo.
Lo faremo partendo dalla storia (e dalle immagini) di una donna georgiana che nel 2023 per qualche ora ha dominato i nostri feed sui social.
Partiamo 🔽
Le proteste nell'epoca della loro riproducibilità tecnica
Poco più di un anno fa c’è stato un giorno in cui una sola immagine campeggiava nella mia timeline social: quella di una donna georgiana che reggeva e sventolava una bandiera dell’Unione europea, nonostante fosse colpita da un fragoroso getto d’acqua sparato dagli idranti delle forze dell’ordine.
Non ero l’unico. Quella foto e quel video erano diventati virali, per qualche ora, soprattutto tra il pubblico europeo - forse quei frame parlavano alle nostre coscienze, prima ancora che ai nostri governi.
In quei giorni, le strade della capitale Tbilisi erano in preda al caos, durante gli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine davanti alla sede del Parlamento. La polizia decise di affidarsi all’acqua per disperdere la folla, ma non riuscì a fermare Nana Malashkhia, la donna protagonista di questo gesto.
Malashkhia continuò a sventolare la sua bandiera e a un certo punto la si vide piegarsi per evitare l’impatto con l’acqua, senza mai mollare la presa sul vessillo europeo. A rendere le immagini ancora più forti, nel momento in cui la donna venne colpita dall’acqua, diverse persone si accostarono e la circondarono, cercando di formare uno scudo umano per proteggere lei e la bandiera.
«Il coraggio di chi manifestava - tra cui molte donne - è stato testimoniato da filmati virali come quello di Nana Malashkhia o quello di una ragazza di sedici anni che ballava tra i potenti getti d’acqua», ha scritto la giornalista Joanna Sowińska.
La potenza di questi fotogrammi è indiscutibile e in questi giorni mi ha portato a riflettere sull’impatto delle immagini nel racconto di una protesta. Ci sono momenti in cui la componente visiva è potentissima, in particolar modo se si tratta di raccontare un atto come una manifestazione di piazza, con il suo contorcersi di corpi e fazioni in gioco.
In questo senso, i social media hanno cambiato il modo in cui queste proteste circolano, «intensificando il modo in cui ci identifichiamo con queste immagini di dissenso», ha scritto il New Yorker.
Attraverso il loro obiettivo, i fotografi non solo catturano il caos e l'energia delle manifestazioni, ma svelano anche le storie nascoste tra la folla. Espongono i volti umani dietro le statistiche, ricordandoci che le questioni sociali e politiche non sono concetti astratti ma esperienze reali.
Forse è qualcosa che vale da sempre e che collega Nana Malashkhia a Marianne, la figura femminile che nella «Libertà che guida il popolo» di Eugène Delacroix brandisce lo stendardo francese e una baionetta, incitando gli altri personaggi a seguirla.
Senza spingersi così indietro nel tempo, questo dato iconografico sembra comunque una costante in alcune fasi della storia: per restare in Georgia, l’immagine di Malashkhia ha ricordato anche un'altra donna simbolo delle manifestazioni del 1989, Nana Makharadze, fotografata mentre reggeva una bandiera nera e poi diventata un simbolo della lotta per l'indipendenza della Georgia.
Nel 2023, le due donne sono state insignite della Medaglia d'Onore dalla presidente georgiana Salome Zurabishvili, un riconoscimento che ha impresso nella storia locale queste istantanee di protesta.
D’altronde, il filmato di Malashkhia che sventola la bandiera dell'Ue è stato visto in tutto il mondo, contribuendo a portare in cima alle testate globali il Paese caucasico.
«Questo premio non è personale», ha detto Zurabishvili durante la cerimonia di premiazione. «È dedicato a tutte le donne: le donne del 9 aprile 1989, quelle che hanno combattuto per l'indipendenza e il futuro della Georgia in questo e in altri periodi. Queste due donne ne sono il volto».
Un percorso a ostacoli
Nana Malashkhia è stata insignita di una medaglia per aver dimostrato una posizione civile forte nella lotta per il futuro europeo della Georgia. La sua storia, seppur risalente a un anno fa, è particolarmente utile per raccontare quanto sta succedendo in questi giorni nel Paese, dove sono tornate le tensioni tra manifestanti e governo.
Oggi come allora, al centro della questione c’è una legge sugli «agenti stranieri» che il partito al governo, Sogno georgiano, ha intenzione di adottare. La legge è stata ampiamente percepita in Georgia e tra i partner occidentali come antieuropea e filorussa, generando alti livelli di ansia in una parte della società georgiana che da oltre trent'anni nutre aspirazioni europeiste.
Migliaia di georgiani stanno manifestando a oltranza dal 17 aprile, quando il parlamento ha approvato in prima lettura il provvedimento. Nello specifico, il disegno di legge richiederebbe ai gruppi che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come agenti stranieri in Georgia, con una serie di controlli.
Questo disegno di legge è quasi identico a quello che il partito al governo aveva tentato di introdurre nel 2023. In quell'occasione, fece marcia indietro dopo le violente proteste, mentre ora sostiene che la gente all’epoca è stata ingannata dall'«opposizione radicale» e che bisogna riprovarci.
L'opposizione ha definito il provvedimento «la legge russa», paragonandolo alla legislazione che il Cremlino ha utilizzato per reprimere gli oppositori politici e mettere a tacere il dissenso.
«Tutti hanno capito chiaramente che lo scopo dell'adozione della legge non è la famigerata “trasparenza”, ma il cambiamento della rotta estera del Paese e il completamento della russificazione», ha dichiarato Transparency International Georgia in un comunicato.
I critici del progetto sostengono che potrebbe far perdere alla Georgia la possibilità di integrarsi con l'Occidente e l’Ue e allinearla più strettamente alla Russia.
L’eredità russa pesa molto in Georgia, a causa della sua storia imperiale al tempo degli zar e dei sovietici e del sostegno di Mosca alle regioni secessioniste dell'Abcasia e dell'Ossezia del Sud, culminato in una breve guerra con Tbilisi nel 2008.
Bisogna fare dei distinguo però, evitando di dare la caccia al putinismo in maniera un po’ sgangherata. Osservando la situazione georgiana, l’idea è che le cose siano più complicate di quello che sembra.
Soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il governo georgiano ha tenuto una posizione ibrida, difficile da collocare in uno schieramento preciso, forse anche per evitare di riaccendere le tensioni del 2008. Sogno georgiano non è strettamente definibile come un’organizzazione affiliata alla Russia, pur avendo posizioni contrastanti.
Il partito al governo in questi anni ha comunque tenuto relazioni con Ue e Nato e questa legge non è paragonabile nei suoi termini (almeno per ora) alla durezza della censura del Cremlino. Si tratta di uno sviluppo da tenere in considerazione e forse di un campanello d’allarme, ma nulla a che vedere con la repressione di Mosca.
Per approfondire:
48 fotografie di proteste che hanno cambiato il mondo;
Bruxelles teme che la candidatura europea della Georgia possa essere sabotata dal suo stesso governo, su Politico;
Il cauto riavvicinamento Georgia-Russia.